Sanità italiana venduta ai privati: il tradimento del Servizio Sanitario Nazionale
Il professor Crisanti denuncia lo scandalo: mentre i cittadini aspettano mesi per una visita, i privati si arricchiscono con i soldi pubblici. È tempo di dire basta a questo sistema che tradisce gli italiani.
Il Servizio Sanitario Nazionale, uno dei pilastri del nostro Stato sociale, è sotto attacco. E questa volta non si tratta delle solite chiacchiere da palazzo, ma di una realtà che tocca ogni famiglia italiana: liste d'attesa infinite, pronto soccorso al collasso, medici di base introvabili.
Dal 1978, quando nacque il SSN, l'aspettativa di vita degli italiani è aumentata di dieci anni: da 73 a 83,6 anni. Un successo che fa invidia al mondo intero. Ma oggi questo patrimonio è in pericolo, e la colpa non è solo della mancanza di fondi.
Il business miliardario della sanità privata
Ecco i numeri che fanno rabbia: nel 2024 la spesa per la sanità privata ha toccato la cifra record di 67 miliardi di euro. Di questi, 25 miliardi vanno ai privati convenzionati (pagati sempre da noi contribuenti) e 42 miliardi escono direttamente dalle tasche delle famiglie italiane.
Ma il vero scandalo è un altro: i privati si prendono la parte più redditizia del business sanitario, lasciando al pubblico le briciole e i costi più pesanti. Hanno solo 470 posti di terapia intensiva contro i 7.500 del SSN, ma si appoggiano alle nostre strutture pubbliche quando serve.
È come se un ristorante privato usasse la cucina del comune per preparare i suoi piatti di lusso, senza pagare né gas né elettricità. Solo che qui si parla di vite umane, non di carbonara.
Il trucco dei convenzionati: tutti i vantaggi, nessun rischio
I privati convenzionati hanno scoperto l'America: possono scegliere solo gli interventi più redditizi (protesi, valvole cardiache, radiologia), lasciando al pubblico tutto il resto. E il bello è che non rischiano nulla: le convenzioni vengono rinnovate automaticamente ogni anno, senza gare, senza controlli.
Non è un caso che fondi internazionali stiano investendo a man bassa nella sanità italiana. Hanno capito che qui si può fare business garantito con i soldi dei contribuenti.
Il confronto che fa riflettere
Prendiamo la Francia, spesso citata come modello. Spende l'11-12% del PIL per la sanità, noi il 6,5%. Eppure l'aspettativa di vita è praticamente identica: 83 anni in Francia, 83,6 in Italia. Come è possibile?
Semplice: i nostri medici e infermieri, pur avendo gli stipendi più bassi d'Europa, garantiscono un livello di professionalità eccezionale. Ma fino a quando potranno reggere questo sfruttamento?
Il modello americano che ci aspetta
Se continuiamo su questa strada, finiremo come gli Stati Uniti: spesa sanitaria al 17% del PIL, ma aspettativa di vita di soli 77-81 anni. Perché? Perché quando la sanità diventa un business, i poveri muoiono prima.
L'OCSE lo conferma: dove le famiglie pagano di più di tasca propria, aumentano i bisogni sanitari insoddisfatti. Tradotto: chi non ha soldi, non si cura.
È ora di invertire la rotta
La ricetta è chiara: basta nuove convenzioni ai privati e nazionalizzazione delle strutture strategiche che campano solo grazie ai nostri soldi. Il SSN non si tocca, è un patrimonio degli italiani che va difeso dalle grinfie dei profittatori.
Ogni euro di utile per un privato convenzionato è un euro rubato alla sanità pubblica. È ora di dire basta a questo tradimento.