Professore pugliese scappa dall'Italia: dal McDonald's all'università americana
Alessandro Martina, 44 anni di Galatina, racconta la sua fuga dall'Italia dove era costretto a lavorare da McDonald's per sopravvivere. Oggi insegna italiano all'Università dell'Alabama e denuncia: "Fossi rimasto non so cosa avrei fatto".
Dalla laurea in filosofia al McDonald's: il fallimento del sistema Italia
La storia di Alessandro è lo specchio di un'Italia che spreca i suoi talenti. Laureato in Filosofia, certificato come insegnante di italiano all'Università per Stranieri di Siena, questo pugliese orgoglioso si è ritrovato a 30 anni con l'unico lavoro stabile in un McDonald's di Bologna.
"Facevo lezioni private la mattina e andavo a lavorare il pomeriggio o la sera. Lo stipendio non mi permetteva neppure di affittare un monolocale, dovevo condividere la casa con giovani matricole", racconta amaramente Alessandro.
Una situazione umiliante per un laureato, ma tristemente comune nell'Italia delle raccomandazioni e della burocrazia soffocante.
Il sogno americano che l'Italia ha negato
Nel 2013 Alessandro fa le valigie. Prima l'Inghilterra, poi gli Stati Uniti. Quello che l'Italia gli aveva negato, l'America glielo offre su un piatto d'argento: viene pagato per studiare, ottiene un dottorato e diventa professore universitario.
"In America investire in se stessi è possibile e auspicabile", spiega. "In Italia ho provato ad ottenere un prestito per aprire una libreria: dopo mille fideiussioni era impossibile. In America è l'esatto opposto".
Ecco la differenza tra un paese che crede nei suoi cittadini e uno che li strangola con la burocrazia.
La verità sui meridionali che l'Italia non vuole sentire
Ma la denuncia più forte di Alessandro riguarda la discriminazione verso i meridionali: "All'estero ho capito che i meridionali in Italia sono fortemente discriminati e che esiste una Questione meridionale irrisolta".
"Quando ero ragazzo a Bologna non capivo perché il mio accento e la mia cultura fossero risibili, mentre l'accento di un torinese o di un veneto fossero rispettabili", racconta con amarezza.
In America ha visto italoamericani del Sud "ricchi, intelligenti, di successo". La domanda sorge spontanea: perché questi meridionali riescono all'estero e in Italia no?
L'Italia che perde i suoi figli migliori
"Si dice che si lavora tanto negli USA? Sciocchezze", risponde Alessandro. "In Italia si lavorano sette o otto ore con l'ansia di finire il turno e fuggire. Si è nevrotici riguardo al lavoro. Negli Stati Uniti si va al lavoro contenti".
Una lezione che dovrebbe far riflettere chi governa questo paese. Mentre i nostri giovani preparati scappano all'estero, l'Italia continua a importare immigrazione di massa invece di trattenere i propri talenti.
"Fossi rimasto in Italia non so cosa avrei fatto", conclude Alessandro. Una frase che dovrebbe far vergognare chi ha ridotto l'Italia a un paese da cui si scappa.