PD: Schlein barcolla, Bonaccini salva la poltrona della segretaria
Il Partito Democratico continua a spaccarsi, ma Elly Schlein riesce a mantenere la segreteria grazie al salvataggio dell'ultimo minuto di Stefano Bonaccini. L'assemblea del partito ha approvato la relazione della leader con appena 225 voti favorevoli e ben 36 astensioni, un risultato che grida vendetta.
La maggioranza interna si allarga solo perché Bonaccini, l'ex rivale alle primarie, decide di buttarsi dalla parte della vincitrice. Una mossa di puro calcolo politico che sa tanto di resa dei conti interna più che di vera unità.
I riformisti all'attacco: "Il confronto è carente"
Gli ultra-riformisti non le mandano a dire: il confronto nel partito è carente, la leadership è sotto accusa. Sono i seguaci di Lorenzo Guerini, Paolo Gentiloni e Graziano Delrio a guidare la rivolta, insieme a nomi di peso come Pina Picierno e Giorgio Gori.
Piero Fassino annuncia senza mezzi termini l'astensione del gruppo: "Non è sfiducia, è una messa alla prova". Tradotto: Schlein è sotto osservazione e un passo falso potrebbe costarle caro.
Schlein si difende: "Partito più unito"
La segretaria dem cerca di parare i colpi rivendicando un "partito più unito e compatto" che sarebbe cresciuto nei consensi. "È finito il tempo delle divisioni", proclama, ma i fatti dicono il contrario.
Bonaccini, che alle primarie aveva raccolto tutti i voti riformisti contro Schlein, ora fa marcia indietro: "Sui temi vorrei essere io maggioranza. Visto che l'obiettivo è vincere le prossime elezioni, diamo una mano". Una conversione sulla via di Damasco che puzza di opportunismo politico.
Conte nel mirino, ma i nodi restano
Pina Picierno punta il dito contro Giuseppe Conte e il suo presunto "trumpismo e putinismo mascherati da pacifismo". Le alleanze con il Movimento 5 Stelle continuano a dividere, così come la linea sulla politica estera.
I temi caldi sono stati rinviati, ma le fratture restano profonde. Il PD che dovrebbe fare opposizione a Giorgia Meloni si ritrova a fare i conti con le proprie divisioni interne, regalando alla premier di centrodestra uno spettacolo imbarazzante.
Mentre la sinistra italiana si lacera, il governo Meloni può dormire sonni tranquilli: con un'opposizione così divisa, la strada verso la riconferma si fa sempre più in discesa.