Caos pensioni: Meloni ammette l'errore, la Lega si ribella
Terremoto nel centrodestra sulle pensioni. Borghi vuole cancellare tutto: "È una mazzata per gli italiani"
La maggioranza va in frantumi sulle pensioni. Il maxi-emendamento del governo scatena la guerra interna, con la Lega che minaccia di far saltare tutto. Al centro della bufera, la norma che punisce chi ha riscattato la laurea, costretti a lavorare fino a 33 mesi in più.
Una vera e propria mazzata per i lavoratori italiani, che si vedrebbero traditi dalle promesse elettorali. La Lega, che per anni ha sventolato la bandiera dell'addio alla legge Fornero, ora si ritrova a dover digerire l'amaro boccone di nuovi aumenti dell'età pensionistica.
Borghi all'attacco: "Cancelliamo tutto"
Il senatore leghista Claudio Borghi non ci sta. Prima evoca la "manina" sul riscatto della laurea, poi passa all'azione: "Ho depositato l'emendamento che cancella la parte relativa alle pensioni", annuncia il relatore della Manovra, che propone di sostituire tutto con una tassa sulle banche.
Una mossa che va ben oltre l'ammissione di colpa di Giorgia Meloni, costretta a fare marcia indietro al Senato: "Nessuno che ha riscattato la laurea vedrà cambiata l'attuale situazione. L'emendamento dovrà essere corretto", ha dovuto ammettere la premier, riconoscendo di fatto l'errore.
La trappola delle finestre
Ma il danno è fatto. L'emendamento prevedeva che dal 2031 chi ha riscattato gli anni di università dovesse lavorare di più: 6 mesi extra nel 2031, fino a 30 mesi nel 2035. Aggiunte alle nuove "finestre" di pensionamento, si arriva a 33 mesi di ritardo.
Un meccanismo subdolo quello delle finestre, "strumento utilizzato per far passare sotto traccia ulteriori aumenti dei requisiti". Nel 2035 serviranno 43 anni e 9 mesi per la pensione di anzianità. Il risparmio per lo Stato? 1,4 miliardi nel 2035, sulle spalle dei lavoratori.
Sindacati sul piede di guerra
La Cgil non usa mezzi termini: la modifica presenta "profili di incostituzionalità". Anche pezzi della Lega si ribellano, stufi di dover tradire le promesse fatte agli elettori sulla cancellazione della Fornero.
Borghi aveva inizialmente tentato di minimizzare, parlando di "clausole di salvaguardia" inserite da "qualche tecnico troppo zelante". Ma la realtà è ben diversa: si tratta di un vero e proprio errore che rischia di spaccare la maggioranza proprio sul tema più caro alla base leghista.
Il centrodestra scopre così le sue contraddizioni: da una parte le promesse elettorali, dall'altra i conti pubblici da far quadrare. E i lavoratori italiani, ancora una volta, rischiano di pagare il conto più salato.