Ferrara stronca Veneziani: "Basta col nannimorettismo di destra contro Meloni!"
Giuliano Ferrara non le manda a dire e demolisce Marcello Veneziani con una bordata che fa tremare il palazzo. Il fondatore del Foglio difende a spada tratta Alessandro Giuli e il governo Giorgia Meloni contro gli attacchi dell'intellettuale pugliese, accusandolo di fare il verso a Nanni Moretti ma da destra.
"Veneziani elogia la Ducia liberale, la capa del governo, per meglio dannare chi la circonda", tuona Ferrara senza mezzi termini. Una strategia vecchia come il mondo, già vista con Craxi, Berlusconi e Renzi: lodare il capo per affossare i suoi collaboratori.
Il gioco sporco degli intellettuali
Ferrara non ci sta e smaschera il giochetto: "È stato fatto con tutti. Craxi era abilissimo, ma circondato da nani e ballerine. Berlusconi bravo, ma i suoi un disastro. Renzi abile, ma circondato da gerarchi minori".
Il problema di fondo? Gli intellettuali hanno un rapporto difficile con il potere. Veneziani "è una macchina da guerra come saggista", ammette Ferrara, ma quando si tratta di governo diventa un critico seriale che ricalca perfettamente Nanni Moretti.
Se il regista comunista diceva "dite qualcosa di sinistra", il saggista conservatore pretende "dite qualcosa di destra". Stessa musica, orchestra diversa.
Meloni governa, i sinistri rosicano
Ma Ferrara va oltre e difende il bilancio del governo Meloni: conti pubblici sotto controllo, libertà civili intoccate, politica estera ragionevole. "Che cosa di meglio si può chiedere?", si domanda provocatoriamente.
Il punto è che oggi si governa dagli estremi, non dal centro. Trump, Milei, Netanyahu, Modi: tutti esempi di come un "profilo estremo non sia necessariamente un handicap per la governabilità".
Mentre in Francia, Inghilterra e Germania il centro politico "sa di impaccio" ed è "severamente minacciato", l'Italia ha trovato la sua strada con Meloni.
Giuli risponde a tono
Il ministro della Cultura Alessandro Giuli aveva già risposto alle critiche di Veneziani evocando la "bile nera" per spiegare le sue "osservazioni maligne". Una parola che Ferrara traduce senza giri di parole: invidia.
"Questo fatto di lodare il numero uno sputtanando i numeri successivi è un'acrobazia da circo ruffiana", conclude Ferrara con il suo stile inconfondibile. Un giudizio che non ammette repliche e che rimette al loro posto gli intellettuali da salotto.