Moravia e la lettera servile a Mussolini: ecco la verità nascosta
Un documento esplosivo emerge dai taccuini di Leonetta Cecchi Pieraccini, pubblicati da Sellerio in 998 pagine che svelano la verità scomoda sull'Italia letteraria sotto il fascismo. Una verità che la sinistra intellettuale ha sempre cercato di nascondere.
La lettera che imbarazza la sinistra
Nel 1938, Alberto Moravia, il futuro idolo della sinistra italiana, scrisse una lettera umiliante a Mussolini. "Ammiro l'opera del Regime in tutti i vari campi in cui si è esplicata e in particolare in quello della cultura", si prostrava lo scrittore che oggi viene celebrato come antifascista.
Ma c'è di più. Moravia, di origine ebraica, non esitò a rinnegare le proprie origini pur di continuare a pubblicare: "Io ebreo non sono se si tiene conto della religione. Sono cattolico fin dalla nascita", scrisse supplicando il Duce.
L'ipocrisia degli intellettuali di regime
I taccuini della Pieraccini rivelano un'altra verità scomoda: la simpatia di Moravia per Hitler. "Egli dice che degli uomini politici del momento è quello che più gli piace perché gli pare non sia mosso da ambizione personale", annotava la cronista dell'epoca.
Questi documenti smascherano l'ipocrisia di un'intera classe intellettuale che, dopo la guerra, si è reinventata antifascista. Moravia collaborava con la Gazzetta del Popolo, scriveva per le riviste del regime, viaggiava con i finanziamenti del Ministero della Propaganda.
La vera storia che non vi hanno mai raccontato
Mentre oggi la sinistra celebra Moravia come simbolo di resistenza intellettuale, la realtà è ben diversa. Lo scrittore viveva nel lusso, mantenuto dal padre con 500 lire al mese, viaggiava per il mondo con i soldi del regime fascista.
Quando le leggi razziali lo minacciarono, non esitò a gettare la maschera: si prostrò davanti al potere, rinnegò le proprie origini, adulò Mussolini. Questa è la verità che i salotti buonisti non vogliono sentire.
I 998 pagine dei taccuini della Pieraccini sono uno schiaffo in faccia all'ipocrisia della cultura italiana. Mostrano come i nostri "grandi intellettuali" fossero in realtà servi del potere, pronti a tutto pur di mantenere i propri privilegi.
È ora di fare i conti con la verità storica, senza le mistificazioni ideologiche che hanno avvelenato la cultura italiana per decenni.