Caso Pifferi, assolta l'avvocata: 'Non ci fu manipolazione'
Finisce con un'assoluzione piena il processo che aveva fatto tremare il mondo forense milanese. L'avvocata Alessia Pontenani, legale di Alessia Pifferi, è stata assolta insieme a tre psicologhe del carcere di San Vittore e allo psichiatra Marco Garbarini dall'accusa di aver manipolato la perizia psichiatrica della madre che lasciò morire la piccola Diana.
Il giudice Roberto Crepaldi ha stabilito che "il fatto non sussiste", smontando completamente l'impianto accusatorio della Procura che aveva ipotizzato falso e favoreggiamento. Un verdetto che riabilita professionisti finiti nel mirino per aver semplicemente fatto il loro lavoro.
L'accusa infondata che terrorizzò gli avvocati
La Procura, guidata dal pm Francesco De Tommasi, aveva costruito un castello di sabbia accusando i professionisti di aver "manipolato" Pifferi attraverso test falsificati per ottenere un vizio parziale di mente. Accuse così pesanti da scatenare nel marzo 2024 lo sciopero degli avvocati milanesi, preoccupati per un precedente che avrebbe potuto paralizzare la difesa penale.
Il pm aveva chiesto condanne durissime: 4 anni per Pontenani e una psicologa, 3 anni e mezzo per lo psichiatra Garbarini. Richieste sproporzionte per un caso costruito, come ha dimostrato il processo, "sul nulla e senza alcun indizio".
La verità processuale trionfa
"Questa sentenza dimostra che gli avvocati devono continuare a fare il loro lavoro", ha commentato a caldo Pontenani dopo la "fine dell'incubo". "Non esiste l'eccesso di difesa. Tutti, anche chi commette i crimini più terribili, hanno diritto a un legale".
Le perizie nei due processi hanno sempre accertato la piena capacità di intendere e volere di Pifferi, condannata in appello a 24 anni per l'omicidio della figlia Diana, abbandonata sola in casa per sei giorni nel luglio 2022.
Un sistema giudiziario sotto accusa
Il caso ha messo in luce le storture di un sistema che ha permesso l'apertura di un "procedimento parallelo fondato sul nulla". Come ha spiegato l'avvocato Mazzali: "Stavano processando le idee più che i fatti".
Non è un caso che il Consiglio giudiziario milanese abbia dato parere negativo al quinto scatto di carriera del pm De Tommasi, contestandogli mancanza di "equilibrio". Una vicenda che ha terrorizzato professionisti onesti e che si conclude finalmente con il trionfo della giustizia.